Celestron C11 XLT

 

Premessa


Da quasi un anno sono in possesso di un Celestron C11 Xlt (ottobre 2010). Come scrissi agli inizi di novembre, avevo venduto il mio bellissimo Takahashi Mewlon 210 perché avevo intenzione di passare esclusivamente all’astrofotografia a lunga posa, visto che belle immagini in alta risoluzione si ottengono esclusivamente con seeing buono.

Poi però la passione ha prevalso e così ho deciso di prendere un telescopio di maggior diametro. E si, perché i cm fanno gola anche per le riprese di luna e pianeti. In quel momento l’uscita dei nuovi sct a campo piano (gli edge hd per Celestron, gli acf per Meade) ha favorito un cospicuo abbassamento del prezzo dei vecchi modelli. Abbassamento che si è ulteriormente consolidato anche alla data attuale: un Celestron C11 Xlt costa la metà di un Mewlon 210!

Certo nulla si regala, anzi!

Fortunatamente ho avuto qualche serata decente, i risultati possono essere visualizzati nelle gallerie fotografiche a partire da novembre 2010.

Come è fatto, dotazione, considerazioni.

Il C11 segue il classico schema Schimdt Cassegrain:


Lo specchio primario è aperto intorno a f 2 ed il secondario ha un fattore di amplificazione 5X che porta il rapporto focale dello strumento a f 10. Non mi dilungo su questo schema ottico, molto diffuso, e di cui ho già parlato nelle mie impressioni su c8 e su c9,25.

Gli Schmidt Cassegrain utilizzano uno specchio primario sferico e una lastra correttrice di Schmidt al fine di correggere l’aberrazione sferica. Lo specchio secondario è convesso ed agisce da spianatore di campo, riflette l’immagine verso il piano focale finale attraverso un foro presente nello specchio primario. Lo specchio secondario con il suo supporto genera un’ostruzione di circa il 34% sul diametro.

Rispetto al c8 c’è un aumento di dimensioni cospicue, mentre rispetto al c9,25 la lunghezza è leggermente superiore di qualche cm. In ogni caso le dimensioni sono straordinariamente compatte per un telescopio da 28 cm di apertura e 2,8 metri di focale.

La dotazione di serie è molto scarna:

– barra standard Losmandy (non pensate nemmeno di usarlo su barra tipo Vixen, troppo esile):


– cercatore da 50 mm, pessimo. Ha due viti per la regolazione e una molla che spinge. Inoltre vi è un anello in gomma che dovrebbe stabilizzare il cercatore nella parte anteriore del supporto, ma è del tutto insufficiente in quanto balla e si perde la collimazione più volte nel corso delle serate osservative. Pertanto ho inserito un bel po’ di nastro isolante a far da spessore in prossimità delle viti, così da stringere maggiormente. Ora va meglio. Bastava poco per evitare questo fastidioso probemino. Sicuramente un cercatore lontano anni luce da quello del Mewlon 210, e purtroppo non è nemmeno illuminabile: il crocicchio si vede poco e niente.


Poi devo dire che il supporto fatto così l’ho capito poco…


– oculare Celestron tipo Plossl modello E-Lux da 40 mm di focale. E’ un oculare economico, passabile, ma ovviamente a quella focale e con barilotto da 31,8 mm il campo si stringe parecchio (mai usato):


– visual back per porta oculari da 31,8 mm… ogni commento è superfluo sulla scelta di dotare un telescopio di tale apertura con un visual back così piccolo. Era da considerare il 2”, ed infatti ho dovuto prendere un adattatore della Gso…

– diagonale Celestron sempre da 31,8 mm,  di qualità economica

Diciamo quindi che a livello di dotazione il c11 è un telescopio al risparmio. E per il resto? Bè basta guardare il supporto del secondario: di plastica anch’esso (la trovo una grave carenza costruttiva).


I modelli dotati di fuoco fastar sono invece muniti di supporto metallico. Piccola parentesi a proposito del fastar: è una soluzione che consente di sfilare il secondario dal suo supporto ed utilizzare una camera con la luminosità fotografica di f2. Tralasciando la complicazione della camera che dovrebbe essere di ridotte dimensioni, con i cavi che passano davanti la lastra, il peso sempre sullo lastra, ecc. è una soluzione delicata che usano pochi astrofili, potenzialmente interessante.

Ovviamente ho sostituito le vitine di collimazione del secondario con le classiche bob knob’s. Il c11 regge la collimazione discretamente, quando lo porto dalla mia stanza alla terrazza quasi mai va ricollimato. Ma nei trasporti fuori è meno robusto del Mewlon 210. Fortunatamente è molto semplice collimarlo.


Essenzialmente col c11 i movimenti del secondario sono più immediati, mentre con un Dall Kirkham questa operazione era un po’ più laboriosa, anche per via dell’esiguo campo corretto.

Al solito gli Schmidt Cassegrain soffrono di due difettacci, e il c11 non ne è certo esente:

– mirror shift, quando si focheggia l’immagine si sposta, è una vera rogna quando si fanno riprese in alta risoluzione col pianeta che balla nel campo della camera. Si dice che usando la manopola di messa a fuoco portandola da un fine corsa all’altro più volte di tanto in tanto si possa ridurre questo effetto, forse perché viene distribuito uniformemente il grasso lubrificante su tutta la meccanica. A me non risulta. Col tempo ho notato che lo shift del mio esemplare è aumentato leggermente. L’unica soluzione a questo problema è un fuocheggiatore esterno. Questo introduce un allungamento del treno ottico, un aumento del peso e uno sbilanciamento lungo l’asse di declinazione. Nel mio caso ho scelto un Baader Steel Track da 2”, di cui magari parlerò a parte.


– mirror flop, con questo difetto c’è ben poco da fare, in quanto intrinseco dello schema ottico. La messa a fuoco avviene con lo spostamento del primario. Essendo la meccanica del c11 tutto fuorché accurata può capitare di avere uno spostamento indesiderato dello specchio primario. Questo causerà problemi nella fotografia a lunga posa, generando un mosso. Non a casa le nuove serie Celestron e Meade presentano il blocco dello specchio primario. Questo problema preclude la fotografia a lunga posa, anche se qualche prova, più che altro per sfizio, la vorrei fare. Bastava fare un sistema di scorrimento un po’ migliore, magari con scorrimento su 3-4 parti e via.

Il tubo pesa circa 15 kg comprensivi di barra Losmandy, e cercatore da 50 mm. Non so come mai i vari siti dei rivenditori indichino un peso di soli 12 kg, forse si riferiscono al solo tubo nudo senza accessori e barra. Con gli accessori per la ripresa come il fuocheggiatore esterno, camera, ruota porta filtri si arriva facilmente al limite di carico della mia montatura eq6. Poiché il c11 è impossibile da bilanciare sull’asse di declinazione con tutti questi accessori ho dovuto dotarlo di contrappeso della Farpoint, quindi in assetto operativo il carico è di circa 18 kg abbondanti. La eq6 per le riprese in alta risoluzione e le osservazioni visuali se la cava, per il resto… è da provare!


Il tubo mi pare eseere  di una lamiera più spessa di quella molto esigua del c9,25, e l’annerimento interno fatto un po’ meglio, soprattutto pensando al mio vecchio c8. Certo non è opacizzato come nel mio vecchio Mewlon! Che poi questa questione dell’opacizzazione con tanti possessori di questi tubi che inseriscono il velcro nel tubo… mha… secondo me non serve, vista la presenza del paraluce sul primario, inoltre uno strato di tessuto penso rallenterebbe lo scambio termico della parte interna del tubo… bho?

Perché un altro Schimdt Cassegrain?

Per anni ho osteggiato questo tipo di tubi, che hanno una marea di difetti:

– mirror shift

– mirror flop

– tubo chiuso, lento da mandare in temperatura (ci vogliono parecchie ore in inverno), soggetto a condensa e appannamento.

Ma disponendo della terrazza dove posso lasciarlo montato il problema principe, i lunghi ed estenuanti tempi di acclimatamento sono risolti. In ogni caso con un differenziale di circa 15° tra dentro e fuori sono occorse 7 ore per raggiungere un acclimatamento passabile, per cui… meglio tenerlo sempre fuori o in ambienti freschi.

In ogni caso i pregi ci sono:

– dimensioni compatte, che ne facilitano il trasporto (se penso a un newton già da 25 cm…)

– fuoco posteriore molto comodo (e ari-penso ai newton …)

– costo ormai “relativamente” abbordabile

– disponibilità di una marea di accessori come guida fuori asse, supporti tele guida, riduttori di focale, ecc. ecc.

Sulla questione dei riduttori di focale voglio notare che le nuove serie non dispongono ancora di apposito riduttore  e pertanto o li si usa a f 10 o a f 2 (fastar), mentre io ho la possibilità di montare anche il riduttore che porta il rapporto focale a f 6,3.

Certo il diametro di 28 cm si fa sentire tantissimo nelle riprese a lunga focale, e lo stacco nei confronti degli altri telescopi che ho posseduto è notevole.

Per poterlo sfruttare è necessario dotarsi di fascia anticondensa. L’umidità è una bestia nera per questi telescopi, appannando la lastra correttrice.


La fascia anticondensa consuma molta energia (9ah durano sulle 3 ore in inverno), e generano turbolenza locale visto che scaldano la parte anteriore del tubo ottico. Ma per evitare l’appannamento… o bere o affogare! Attualmente uso il sistema di fascia e controller Kendrick, per la precisione un Digifire a 7 ingressi. Tra le sue peculiarità vi è quella di segnalare quando una batteria è prossima allo scaricarsi, utile per non danneggiare le 12v.


Come va?

Tutto sommato, considerando come è fatto e costruito, questo telescopio va abbastanza bene. Anzi mi stupisce che vada così. Alla fine della fiera devo dire che per la mia attività principale, che è quella di riprese lunari e planetarie, il c11 è una bella risorsa col suo diametro. Probabilmente la forza bruta dei cm vince sulla qualità costruttiva. Il Mewlon 210 era stupendo, ma il diametro di 21 cm contro i 28 cm del c11 soccombe nelle riprese. Certo il c11 se le sogna le stelle piccole che faceva il Mewlon (al centro del campo) ed i colori neutri e naturali su giove (per l’ovvia presenza della lastra), ma nel complesso i cm sono preferibili, e qui ce ne sono ben 7 in più!

Per l’uso itinerante, come si dice dalle mie parti, è un “noccio”, ovvero un casino. Quando sono stato in montagna, per via del lungo tempo di acclimatamento, non sono riuscito a sfruttarlo a dovere per le osservazioni visuali, le immagini erano più tremolanti e con stelle a pallotte rispetto ai dobson degli amici presenti, col passare della serata la situazione è migliorata, ma senza usare ventole occorrono parecchi ore. E’ da mettere in conto, e conviene partire presto quando si vuole andare fuori.

Va anche considerato che i possessori della montatura eq6, molto diffusa, debbono considerare il c11 come limite massimo di carico da sfruttare per le osservazioni e le riprese hires, oltre è un grosso problema e io non andrei.

Attualmente uso un camera Basler Aca 1300 gm con pixel da 3,75 micron, che forma una accoppiata micidiale col c11, seeing a parte. Spesso la focale con la lente di barlow è troppo spinta, così sono tornato a sperimentare la proiezione di oculare.

Complessivamente credo sia il miglior telescopio di queste caratteristiche per rapporto qualità / prezzo, anche se penso che, considerando la qualità costruttiva, un ritocchino verso il basso del listino sarebbe auspicabile.

 

Aggiornamento settembre 2017

A giugno il mio C11 ha visto l’ultima luce sotto il cielo di montagna di Campo Felice 🙁 E’ stato uno star party costellato, è proprio il caso di dirlo, dall’umidità. E cosa è successo? Chi avrebbe mai immaginato che sarebbe stata l’ultima volta che avrei usato il C11?

Ho usato il C11 sotto il cielo di montagna solo due volte. La prima mi ha dato notevoli problemi di acclimatamento (un tubo chiuso non segue l’andamento di temperatura durante la notte) e stavolta l’umidità mi ha giocato un pessimo scherzo:


Dopo i primi minuti di osservazione la lastra ha cominciato ad appannarsi, e purtroppo avevo dimenticato la fascia anticondensa a casa. Il paraluce non ha sortito alcun effetto tanto che dopo una mezz’ora scarsa la situazione era questa:


Ovviamente ho dovuto rinunciare anzitempo alle osservazioni, proprio una delle rare volte in cui vado in montagna senza la strumentazione per astrofotografia 🙁 Non ho potuto far altro, con grande rabbia, che rimettere il tappo e attendere l’arrivo del giorno per smontare e ripartire. Certo era una serata eccezionalmente umida, ma gli Sct sono tubi estremamente critici sotto questo aspetto. Il mattino dopo controllo il tubo e la lastra è ancora pesantemente appannata!


L’idea di rimetterlo in macchina in queste condizioni non mi piaceva granché, così, come ho fatto in altre occasioni ho messo il tubo al sole per spannare l’umidità. Beninteso, al sole delle 8 di mattina, non a mezzogiorno! Al rientro a casa, qualche giorno dopo, mi sono accorto che il tubo ottico presentava degli aloni sullo specchio primario:


Non mi era mai capitato di vedere questi aloni, neanche in rete da altri astrofili. Condensa sul primario si, ma con aloni di questo tipo mai. Così ho utilizzato le solite bustine di silica gel della Farpoint, che si inseriscono in un contenitore all’interno del portaoculari da 2″. Sono molto utili per eliminare la condensa interna del telescopio. Di solito con 2-3 giorni di esposizione l’alone va via (e 3 sacchetti al giorno d consumo per via dell’assorbimento di umidità). Dopo circa una settimana l’alone era ancora lì. Così ho deciso, visto che il telescopio volevo anche usarlo, di mettere il tubo ottico al sole per qualche ora. Niente da fare. Mi è stato suggerito da altri astrofili di usare il phon con getto diretto verso l’interno del tubo, dal portaoculari. Ovviamente, avendole tentate già tutte, ho provato anche questa idea malsana. Niente da fare. L’ultima possibilità era di smontare la lastra e pulire direttamente lo specchio primario.

Mi era già capitato di smontare la lastra in un mio vecchio Sct, ma l’idea di armeggiare sul C11 non mi andava proprio. Non ho l’attrezzatura e neanche le competenze, così mi sono rivolto a uno dei miei rivenditori di fiducia che ha un laboratorio attrezzato per lavorare sulle ottiche.

Ebbene quell’alone era dovuto a un misto di due cause: la prima è stata l’esposizione al sole che ha provocato lo scioglimento e l’evaporazione del grasso depositato all’interno del tubo, ad esempio per il sistema di messa a fuoco e traslazione dello specchio primario. In genere su questi tubi viene usato grasso al litio, resistente al freddo, ma che può causare problemi quando esposto al sole. La prima esposizione al sole è avvenuta in montagna esclusivamente per spannare la lastra, non so come avrei potuto fare altrimenti. Altro problema che ha peggiorato la situazione è stato l’utilizzo dei sacchetti di silica gel della Farpoint che non devono essere rigenerati, altrimenti possono emettere esalazioni. Visto che un sacchetto costa 1 € e ne consumo almeno 3 al giorno quando il telescopio mi fa condensa, li avevo rigenerati più volte. E la frittata era servita.

Fortunatamente alla fine della fiera lo specchio primario era stato pulito, anzi anche lo specchio secondario aveva gli aloni (si poteva vedere solo dopo aver smontato il tutto) ed era come nuovo:


Il tubo mi è tornato indietro ma con mia amara sorpresa gli aloni erano ancora presenti:


Purtroppo ho dovuto rispedire di nuovo il tubo che è stato sottoposto di nuovo a trattamento in quanto i vapori interni avevano ricreato di nuovo gli aloni.

Dopo qualche settimana il problema era risolto definitivamente ma prima della spedizione venivo informato, ahimè, che il laboratorio era stato oggetto di furto e il mio C11 distrutto irrimediabilmente. Fortunatamente il rivenditore è stato molto disponibile e mi ha rimborsato il valore del telescopio (usato naturalmente). Nelle settimane successive ho venduto tutti gli accessori che avevo, fuocheggiatore esterno, riduttore di focale, paraluce, fascia anticondensa, ecc.

Per me è inconcepibile utilizzare un telescopio che ha tali e tante problematiche. I tubi chiusi vanno evitati come la peste, perchè un problema come il mio potrebbe ripetersi facilmente con chiunque. Pensiamo alle serate in montagna, ma non necessariamente, basta avere forti escursioni di temperatura e la condensa è lì pronta. Ci vogliono giorni affinché i sacchetti di silica gel facciano effetto e questo lo trovo estremamente irritante. E’ ovvio che non comprerò più in vita mia un telescopio Sct! Il messaggio per gli astrofili che hanno un telescopio di questo tipo, ma può essere un qualsiasi tubo chiuso come un Maksutov Cassegrain, Maksutov Newton, ecc. è di non esporre al sole il telescopio se dentro è appannato. Stappatelo all’ombra e magari usate anche il silica gel, ma occhio alle bustine!