Celestron C9,25


Ho avuto questo tubo in versione Starbright da febbraio a giugno 2008. Il tubo mi è stato consegnato con numerosi accessori, e sicuramente è un buon passo avanti rispetto al C8 che avevo.

In effetti penso che probabilmente il C9,25 sia il telescopio più versatile e trasporatabile che esista nella sua fascia di prezzo. Il prezzo… rimane sempre l’annoso problema dei prezzi quasi doppi rispetto agli Usa 🙁

In ogni caso lo strumento ha sempre funzionato bene, e per le caratteristiche e le prestazioni consiglio di andare a leggere anche la pagina relativa al Celestron C8

Le prestazioni sono superiori non solo per via dei 3,5 cm in più di apertura che possono anche sembrare pochi in senso assoluto, ma anche e soprattutto per via dell’apertura del primario, pari a un rapporto focale di f2,5, in luogo dei soliti f1,95 dei vari C8-C11 ecc.

Devo dire che ho notato una maggiore incisione, maggiore contrasto, fondo cielo leggermente più scuro e stelle leggermente più puntiformi. Inoltre con il riduttore di focale dedicato f6,3 ho notato che rispetto al C8 il campo corretto è di poco superiore.

A prima vista sembrerebbe uno strumento pressocchè definitivo, un “killer”. Tra l’altro la versione che io avevo era dotata di un fuocheggiatore micrometrico di precisione, il famoso Feather Touch:


L’image shift era nettamente inferiore al C8 e poteva essere usato anche in ripresa ad alte focali senza problemi di image shift. Chicca davvero era il fuocheggiatore esterno Digital Microfosuer con pulsantiera e varie velocità, il fuoco era uno scherzo per le riprese:


Praticamente un sogno di telescopio, pesante sui 10 kg in versione con barra Losmandy e doppie barre, intorno agli 8,5 kg con barra Vixen e senza le barre superiori. Ho anche fatto alcune prove di ripresa su M13, purtroppo dal mio cielo cittadino:


Cliccando sull’immagine è possibile vederla ingrandita.

E allora perchè questo bel tubo è durato nelle mie mani solo 4 mesi?

E’ semplice: è un tubo chiuso. A differenza di un newton o di un Cassegrain aperto l’aria non circola all’interno. Per cui impiega ore ed ore per l’acclimatamento dello specchio primario. Sono arrivato a circa 5 ore nella tarda primavera. D’inverno è probabile che non vada in temperatura nel corso della notte. Purtroppo non ho un posto dove poter ricoverare il tubo ottico per far si che possa stare sempre a temperatura ambiente.

D’inverno lo tolgo dalla camera a circa 20 gradi e lo porto in terrazza a 5 gradi e sono fritto 🙁

Ma in pratica cosa comporta? Ecco un esempio:


Le famigerate piume di calore…  Nell’immagine è stata fatta una ripresa all’immagine sfuocata di una stella dopo ben 4,5 ore col telescopio fuori in terrazza in una mite note di aprile, con una differenza di circa 10 gradi tra la temperatura esterna e quella della stanza dove conservo il tubo ottico. Se voglio fare riprese del profondo cielo oppure osservare a ingrandimenti ridotti non è necessario attendere tutto questo tempo. Ma se voglio fare alta risoluzione cominciano i guai.

Le immagini sono impastate, sempre. Se il tubo non è in temperatura è finita. Inoltre si pone il problema anche nel caso in cui durante la notte di osservazioni ci sia un drastico sbalzo di temperatura, come succede spesso in montagna, anche di parecchi gradi. In effetti ho notato questo problema negli sct da 11″, sono drammatici, ma anche il c9,25 non scherza.

Questo effetto era molto ridotto nel c8, se lo avessi saputo per tempo non avrei preso il c9,25, che è più largo e parecchio più lungo.

Insomma, questi sct vanno benone nel caso in cui ci sia una postazione fissa o comunque la possibilità di tenerli a temperatura controllata. Ecco perchè ho costruito un estrattore d’aria che ha nettamente migliorato la situazione:


Grazie a questo aggeggio ho più che dimezzato i tempi di acclimatamento, e al finire della primavera – inizio estate, bastava meno di un’ora con la ventola accesa 🙂


Nonostante questo mi sono fatto due conti e sicuramente in inverno sarebbero state necessarie quantomeno 2,5 ore di tempo per mandare in temperatura il tubo. Un tempo inaccettabile nel caso di trasferte in collina o montagna, da preventivare tra l’altro anche durante la settimana.

La soluzione è stata una: un tubo aperto…

Il vero problema degli sct di queste dimensioni è proprio l’acclimatamento. Chi non dispone di un osservatorio fisso ha le gambe segate 🙁 Ed è un vero paradosso perchè questi strumenti sono stati progettati con mille compromessi proprio per essere il più trasportabili e leggeri possibili!

In ogni caso sono soddisfatto delle prestazioni di questo tubo, basta guardare nella gallerie delle immagini i risultati ottenuti, in particolare su luna e saturno.

Soprattutto dopo l’utilizzo dell’estrattore d’aria.

Tra i pregi direi che senza dubbio la trasportabilità è ottima, in ogni caso penso che una heq5 sia la montatura minima per usarlo con profitto per le riprese in alta risoluzione (ecco perchè ho detto addio alla Vixen Gp Dx), la buona qualità ottica (il mio esemplare aveva una sferica praticamente nulla) e la duttilità visto che col riduttore di focale sono riuscito a fare i primi esperimenti con Etx 90 alla guida.

Il difetto più grave è il già citato problema di acclimatamento, che mi ha costretto a malincuore a cederlo, la costruzione meccanica non è di prima qualità, in ogni caso mirror flop e mirror shift sono veramente minimi. Inoltre fa condensa e soffre l’umidità tantissimo per via della lastra correttrice frontale, per cui è indispensabile dotarsi di fascia anticondensa. E purtroppo la fascia, generando calore, altera in maniera percebile le immagini.

Consiglio questo tubo esclusivamente a chi ha la possibilità di tenerlo fuori a prendere aria… sembra uno scherzo ma… è la verità 🙂