Meade Etx 90 ec


Questo telescopio è stato acquistato nell’aprile del 2001 in supporto al newton 200/1000 che possedevo. Mi sarebbe servito, almeno pensavo, per osservazioni veloci, anche terrestri, e in futuro come tele guida per il newton.

Ben presto però mi resi conto che l’etx era così comodo, e con prestazioni più che decorose, che il newton venne presto accantonato perché più scomodo da trasportare in terrazza, da montare e da collimare di frequente. Inoltre in seguito mi accorsi che fotografia non se ne poteva proprio fare a causa della montatura largamente sottodimensionata per quel tubo, una eq5.
Così ben presto l’etx diventò il mio primo telescopio, quanto ad utilizzo. Spesso lo portavo con me anche durante le uscite con gli amici perché era rapido da montare.
Subito dopo l’acquisto capii che era necessario prendere anche il treppiede, così comprai quello meade originale, in alluminio e di costo veramente elevato in rapporto alla realizzazione.



Riuscii ad adattare l’autostar modello 495, quello della serie DS. Avevo in precedenza posseduto un DS 127 ec (un newton 127/1020) davvero terribile, ottiche astigmatiche, montatura tutta in plastica, una vera indecenza. Grazie ad alcuni aggiornamenti del firmware riuscii a renderlo equivalente al modello 497, le uniche limitazioni erano la presenza della sola lingua inglese nei menu, in quanto il quantitativo di ram nel mio modello era di soli 512k contro i 2 mb della versione più evoluta, e un database di oggetti ridotto (mi pare circa 3.500 contro 14.000 e passa).
Avevo a portata di mano un telescopio trasportabile con una sola mano (!) e dotato di puntamento automatico. Nel corso degli anni ci ho osservato molto e ho realizzato anche alcune riprese, queste ultime però spesso su una montatura più robusta della forcella originale, che ritengo abbastanza adeguata all’utilizzo visuale, ma non fotografico, sia per i limiti classici delle montature a forcella, sia per la realizzazione economica e per i moti orari poco precisi e backlash.

L’Etx in generale

La Meade ha realizzato questo telescopio a cavallo degli anni 80-90, prendendo a modello il famoso Questar 3,5″, un telescopio molto curato sia nella meccanica che nell’ottica. Tutt’ora credo sia venduto negli Usa a un prezzo molto elevato, di circa 4.000 dollari abbondanti.
L’Etx 90 è sostanzialmente un Maksutov Cassegrain da 90 mm di apertura a 1250 mm di focale, per un rapporto fotografico pari a f 13,8 circa. L’ostruzione è circa il 30% del diametro. Sulla carta è un telescopio ottimizzato per l’osservazione ad alta risoluzione, tanto che la Meade lo pubblicizzava (in maniera troppo entusiastica direi) come in grado di offrire le stesse prestazioni di un buon rifrattore della medesima apertura. Io direi che l’etx 90, realisticamente, si avvicina alle prestazioni di un rifrattore di buona qualità da 7-8 cm di diametro circa, con il vantaggio però di non soffrire di cromatismo residuo (i rifrattori apocromatici sono un discorso a parte).
La messa a fuoco avviene tramite lo spostamento dello specchio primario, come negli schmidt cassegrain.


Questo è un problema comune a molti tubi, in effetti presenta il classico e fastidioso effetto del mirror shift soprattutto quando si lavora a ingrandimenti elevati o soprattutto se si lavora con una web cam e con focali intorno ai 2,5 metri. Inoltre questo tipo di messa a fuoco ne limita le potenzialità anche in caso di utilizzo come strumento di guida. Non sono a conoscenza se negli esemplari più recenti il problema sia stato attenuato, nel mio modello con il passare degli anni l’entità dello shift è aumentato gradualmente e sovente mi vedo costretto ad adattare un fuocheggiatore esterno per le riprese in alta risoluzione.
La montatura è una forcella di materiale plastico (abs) con alcuni rinforzi interni in alluminio, molto leggera e sufficientemente stabile per l’uso visuale.


Gli ingranaggi interni sono in teflon e non necessitano di lubrificazione, il rovescio della medaglia è che l’inseguimento è poco preciso (inutilizzabile in astrofotografia), il backlash abbastanza marcato sull’asse di declinazione. Fortunatamente i cerchi graduati sono di dimensioni generose, in particolare quello di ascensione retta. La montatura è alimentata tramite 8 pile da 1,5 volt, io uso le ricaricabili che hanno una autonomia discreta, dalle 5 alle 8 ore di utilizzo a seconda dell’uso (molti puntamenti veloci con l’autostar riducono l’autonomia). In alternativa è possibile collegare il tutto a una batteria al piombo da 12 volt del costo contenuto.


Utilizzandolo in equatoriale si aumenta leggermente l’autonomia in quanto è il solo motore di ar a girare per mantenere l’inseguimento. E’ possibile sganciare il tubo dalla sua forcella: l’etx infatti prevede anche un attacco con vite fotografica cosi è possibile montarlo anche su un comune treppiede.


Io mi sono fatto costruire una slitta con attacco tipo vixen gp.



Molto comodo il flip mirror incorporato. Per le riprese e le osservazioni ad alta risoluzione tuttavia consiglio un adattatore da mettere sulla culatta posteriore in modo da bypassare lo specchietto di rinvio.


Mi sono fatto fare anche un raccordo che permette di usare gli accessori SC come riduttori di focale, guida fuori asse, ecc.


Il cercatore in dotazione di serie è in linea col tubo ottico: un minuscolo 8×21 veramente scomodo da usare, che ho subito sostituito con un 8×25 angolare, sempre Meade, sempre molto salato come costi.


Inzialmente l’etx fu proposto nella versione con moto orario a pila da 9 volt (anni 80), successivamente (anni 90) la montatura è stata raffinata con il modello ec (elettronic controller) dotata di pulsantiera, moto su entrambi gli assi. Sul finire degli anni 90 è stato abbinato l’autostar, secondo me grande mossa della Meade, che ha permesso di avere un telescopio portatile e computerizzato. E’ possibile (e funziona molto bene) aggiornare il software o collegare la montatura direttamente al pc, con vantaggi facilmente immaginabili.
Nel corso degli anni l’etx 90 è stato affiancato dai modelli da 125 mm di apertura e, più di recente, da 105 mm. Ultimamente la Meade ha proposto nella serie etx anche dei rifrattori acromatici a corta focale da 70 e 80 mm di apertura.
Gli ultimi modelli mak-cas della serie etx presentano una nuova veste estetica (a mio parere un pò discutibile) che si differenzia dal classico blu metalizzato. Inoltre il cercatore è stato sostituito con un puntatore a led e le ottiche beneficiano del trattamento uhtc, che promette maggiore luminosità e contrasto.

Le dimensioni

Larghezza del tubo circa 12 cm, lunghezza circa 28 cm, peso del solo tubo con il solo cercatore angolare e senza oculare 1,4 kg circa. La forcella ha un peso di 1,9 kg escluse le batterie.

Star test

Lo star test è buono, le immagini intra ed extra focali sono molto simili e non si evidenziano difetti o aberrazioni evidenti. Gli specchi non sono collimabili.

Cielo profondo

Un apertura di soli 90 mm, tra l’altro ostruito per circa un terzo del diametro, non può effettivamente regalare visioni particolari. Ritengo che buone visioni deep sky si possano intraprendere a partire dai 15-20 cm in su, almeno. E ovviamente cieli bui.
Nonostante questo mi è capitato spesso di portarlo in montagna e, compatibilmente con le ridotte dimensioni dell’obiettivo, mi sono divertito. Il top di questo tubo lo si raggiunge con oggetti abbastanza luminosi e sugli ammassi globulari come m13. Con gli ammassi aperti la lunga focale è un problema, le galassie meglio lasciarle perdere vista la piccola apertura. Molto divertente l’autostar che in 5 minuti permette di cominciare subito le osservazioni.
Direi che questo piccolo Maksutov è poco indicato per le osservazioni visuali del cielo profondo, ma sotto cieli di montagna può essere usato con profitto con gli oggetti più luminosi.

Luna

Il campo preferito da questo piccolo mak, anche con seeing mediocre regge bene 150x-200x, nella serate discrete si può invece spremere fino a 250x, risultato eccezionale per un’ottica di questo tipo a mio avviso. L’ottica è incisa, definita e contrastata. Sulla luna è veramente indicato.

Sole

Anche qua l’etx dice la sua. L’ho provato varie volte con un filtro in astrosolar (che dona una colorazione bianca neutra) realizzato da Adriano Lolli, fortunatamente l’etx prevede una filettatura nella parte anteriore.


Grazie al suo diametro esiguo soffre poco la turbolenza diurna e consente di tenere almeno 100-150x sulle macchie più contrastate. Alla faccia dell’estetica avrei preferito che il tubo fosse verniciato di colore chiaro per ridurre il calore accumulato durante sessioni osservative prolungate, questo soprattutto in estate. E’ possibile rimediare avvolgendo della carta stagnola attorno al tubo.

Pianeti

L’ho testato molto brevemente su marte durante le opposizioni del 2003 e 2005, ma non ne ho un ricordo sufficientemente nitido. I particolari più evidenti erano visibili a fatica, complice il ridotto diametro.
Su saturno regala maggiori soddisfazioni, in condizioni medie il massimo ingrandimento fruibile è sui 150x-180x circa, nettamente visibile la divisione di Cassini.
Su Giove invece il massimo potere utile è sui 150x, ma come sempre dipende dalle condizioni di seeing. Ben visibile la macchia rossa, le due bande principali, e poco altro. Ho effettuato con l’etx anche alcune discrete riprese visionabili nella galleria di giove.

Cosa va

Dimensioni, trasportabilità , peso ed ingombro. Rapidissimo da mettere in funzione, l’autostar ha molte funzioni utili che non sto ad elencare, buona qualità ottica, prestazioni che non mi aspettavo sinceramente.

Cosa non va

I pregi sono tanti, i difetti pure. Tali difetti in genere sono insiti nel progetto.
Ad esempio il pomello di messa fuoco è piccolo e davvero scomodo quando il tubo punta nei pressi dello zenith e/o quando il tubo si trova intorno ad 80-90 gradi di dec perché la mano è ostacolata dal braccio destro della forcella.
Se si osserva con un oculare corto come un plossl o un ortoscopico e si è montato un cercatore angolare, bisognerà osservare con l’occhio sinistro (per me all’inizio è stato innaturale).


La già citata forcella è una fonte inesauribile di fastidi, il tubo ottico non può essere bilanciato e con accessori pesanti montati (come può essere una fotocamera) sorgono problemi: maggiore sforzo dei motori, minore precisione di inseguimento, aumento dei giochi (backlash), ecc.
La scarsa precisione di inseguimento in visuale non è un problema, in ripresa si. Purtroppo gli ingranaggi in plastica fanno di questi scherzi. Contenere pesi e costi ha i suoi lati negativi.
Come tutti i tubi chiusi necessita di un certo lasso di tempo per acclimatarsi, d’inverno con elevati differenziali di temperatura possono occorrere diverse decine di minuti nonostante il piccolo diametro dell’ottica.
Tende ad appannare il menisco frontale in serate umide, come anche gli sc.

Per chi è consigliato un telescopio del genere?

Come primo telescopio non lo consiglierei, al prezzo che costa il 90 mm si può acquistare un newton da 15 cm su montatura equatoriale alla tedesca discretamente robusta. Non è adatto all’astrofotografia a lunga esposizione, anche se ho visto riprese più che dignitose fatte con ccd. Purtroppo il rapporto di apertura è molto lento. Inoltre la forcella non consente velleità di ripresa molto spinte. Io lo monto spesso e volentieri su una gp dx dove è possibile spremere fino in fondo il potenziale dell’ottica.

Lo consiglierei a chi desidera un telescopio compatto, leggero e facile da portarsi dietro, con puntamento automatico che è comodissimo quando si vuole comunque dare un’occhiata al cielo ma si ha poco tempo a disposizione. Ottimo su luna e sole, è possibile realizzare interessanti lavori con web cam. Più che dignitoso anche sui pianeti maggiori.

Considerazioni finali

I prezzi dell’etx sono scesi nel corso degli anni, addirittura la Meade per un periodo regalava l’etx 90 completo agli acquirenti della serie lx200… Presto lo sottoporrò a un confronto serrato con un altro dei miei tubi, un rifrattore celestron 80/600 f7,5, il famoso semi apo cinese.

Aggiornamento del 28/04/2007

Ho inserito unaimmagine di prova sulla luna nella stessa sera con il c80ed con barlow 2x e l’etx 90 a fuoco diretto.

Aggiornamento del 27/11/2008

Un amico astrofilo, Marco Bensi, mi ha segnalato che è possibile operare la collimazione sul primario rimuovendo la calotta di plstica psoteriore e regolando 3 viti. Prossimamente proverò a darci un’occhiata e ringrazio il buon Marco per la segnalzione 🙂