Takahashi Mewlon 210


Premessa: Perchè un Tak Mewlon?

Il passaggio a questo tubo ottico è stato sofferto e molto sentito, soprattutto per l’elevato costo.

Quando ho capito che col c9,25 avevo notevoli problemi di acclimatamento (vedi le mie impressioni) che non avrei risolto ha cominciato a balenarmi l’idea di un tubo aperto.

D’inverno molto spesso non ho quelle 3-4 ore di tempo per mandare in temperatura il tubo, e poi di frequente capita di rientrare la sera dopo le 22.00, per cui un appassionato di alta risoluzione come me non avrebbe mai il telescopio in temperatura con le conseguenze che ne derivano  🙁 Senza parlare delle uscite in trasferta!

Ci voleva un tubo aperto ma quale? Avevo già avuto un paio di newton e non mi sono trovato molto bene, vuoi per l’ingombro, vuoi per il peso, vuoi per la scarsa tenuta della collimazione, ecc. Ho così pensato a un Cassegrain aperto. Purtroppo i modelli realizzati dagli artigiani italiani hanno un costo estremamente elevato, ed inoltre hanno una limitata rivendibilità sul mercato dell’usato, in ogni caso inferiore a quella di un Takahashi.

E così ho deciso per il Mewlon, il modello 210. Perchè proprio questo? La famiglia comprende un 180, il 210, un 250, un 300 ed un 400, quest’ultimo disponibile esclusivamente su richiesta. Mi sarebbe piaciuto prendere il 250 ma il costo era quasi triplo rispetto al 210!

Rispetto al fratello maggiore il 210 ha alcune raffinatezze costruttive in meno. La messa a fuoco nel 250 avviene con lo spostamento tramite motore elettrico del secondario, mentre nel 210 avviene il semplice spostamento del primario, come in un sct classico:


Inoltre il 250 prevede delle aperture nella parte posteriore della cella dello specchio primario al fine di migliorare ulteriormente l’acclimatamento.

La costruzione

Il Mewlon è costruito meglio di un sct, questo lo si vede dalla prima occhiata. Tubo di un certo spessore e più solido, verniciato all’esterno in maniera più resistente ai graffi, all’interno con più cura alla soppressione dei riflessi nocivi:


Il paraluce del primario reca un buon numero di diaframmi interni. Il supporto del secondario (molto sottile e con le razze regolabili) invece non è solidissimo ma è più che adeguato, si nota una leggera (e ovviamente momentanea) flessione delle razze quando si effettua la collimazione con le viti serrate in maniera molto stretta. Come in un sct la collimazione è possibile solo sul secondario, agendo su 3 viti. In un primo momento, visto il tubo aperto, avevo attaccato un filo da polso sulla chiave esagonale per evitare dolorose scivolate all’interno del tubo! Poi però ho deciso di utilizzare le bob knobs, comode e più rapide nella collimazione. Ah proposito, il Mewlon regge la collimazione benissimo, una volta fatta ci vogliono le cannonate per perderla!

Il peso del tubo si aggira sugli 8 kg compresa la barra a coda di rondine tipo Vixen:


e il cercatore da 50 mm:


Il Mewlon 210 è lungo circa 70 cm e largo circa 24,5 cm. Il mirror shift è contenutissimo, tanto che il fuocheggiatore esterno è del tutto superfluo.

“Divertente” l’adesivo che sconsiglia di guardare il sole, ovviamente… in giapponese!!!


Ogni Mewlon ha la targhetta con il numero di serie, naturalmente riportate sul ceritificato che lo accompagna:


L’ottica

Il Mewlon è un telescopio in configurazione ottica Dall Kirkham (apertura 210 mm e focale di 2.415 mm per un rapporto finale di f11,5), una variante del noto schema Cassegrain che prevede un primario ellittico e un secondario sferico. Il primario è sovradimensionato con un diametro di 220 mm ed ha un rapporto di apertura a f 2,9. Il secondario ha un diametro di 65 mm e prevede una amplificazione 4x. Entrambi gli specchi sono in Pyrex e dichiarati lavorati a 1/20 lambda (sarei curioso di verificarlo, anche se le prestazioni ottiche sono molto buone). Di seguito uno spaccato raffigurante la configurazione del Mewlon:


La dotazione

Non è che i giapponesi si siano sprecati in effetti. Di serie oltre al manuale (in inglese) ci sono le chiavi per effettuare la collimazione del secondario e del cercatore. A proposito… Particolarità del cercatore è che questo è molto robusto ed il supporto può essere usato senza problemi come maniglia per il trasporto!


Prevede anche la presa per l’illuminatore (si potevano sprecare a fornirlo di serie), che per fortuna ha lo stesso attacco di quelli Meade e Celestron. Ed infatti ho usato l’illuminatore di un vecchio oculare a reticolo di guida. Il portaoculari è da 2” con vari raccordi e con la classica riduzione da 31,8 mm.


Stranamente non è stato previsto di serie un raccordo T2 come nel più economico dei telescopi cinesi, ma tant’è… In compenso è dotato di un comodissimo raccordo ad anello che stringe a tenuta invece delle solite vitine che dissasano il fuoco. Ho preso un raccordo che mi consente di montare tutti gli accessori Sct, compreso il mio fuocheggiatore Digital Microfocuser.


E’ molto importante disporre di anelli autocentranti, perchè le classiche vitine non sono sufficienti a bloccare saldamente gli accessori (penso a fotocamere, torrette binoculari, ecc.) ma soprattutto per mantenere il fascio ottico ben collimato. In genere il mio treno ottico per le riprese è questo:


Infatti in precedenza avevo un raccordo da T2 a 31,8mm sulla ruota portafiltri che genera scollimazione. Come ho risolto? Con il Baader Click Lock, comodissimo, ed inoltre dotato di una ghiera per la messa a fuoco fine:


Viene fornito un certificato che penso sia attestante della qualità ottica… penso perchè è in giapponese!!!


Altra piccola particolarità è che questo tubo, forse a causa della svasatura all’imboccatura del tubo:


non ha un tappo metallico o di plastica come in tutti gli altri tubi ottici. Ha una copertura morbida a strappo:


Come va?

Benissimo! In occasione dello star party presso il Passo del Diavolo (AQ) nel Parco Nazionale d’Abruzzo ho potuto metterlo alla frusta per la prima volta in due serate umide ma con un cielo di montagna molto buono. Al centro del campo sembra di guardare in un buon rifrattore, impressionante la resa su soggetti come gli ammassi. Ai bordi invece il coma è ben presente, la stessa Takahashi indica che è paragonabile a quello di un newton aperto intorno a f5. Però con oculari di qualità questo difetto, in ogni caso congenito con lo schema ottico che non nasce per essere spianato su tutto il campo, si attenua notevolmente. Ho potuto anche osservare il ponte su M51, eccezionale il doppio ammasso di Perseo, meraviglioso M13, bellissime e contraste la Trifida e la Laguna, ottima la resa sulle stelle doppie e in planetario, anche se le serate non hanno avuto un seeing molto buono. Ho anche tentato alcune riprese di giove ma la turbolenza era quel che era. La cosa che più mi ha stupito è stata che con l’umidità incredibile (misurata del 95%!). il Mewlon è stato l’unico tubo di tutto il campo a non appannarsi, incredibile! La svasatura all’imbocco del tubo infatti faceva defluire le goccioline di umidità e il telescopio è stato fruibile tutte le nottate.


Devo dire che la resa sugli oggetti deep sky, nel limite dei 21 cm di apertura, è stata molto buona. Gli spikes visibili sulle stelle luminose non sono affatto fastidiosi, anzi io li trovo personalmente piacevoli. Cosa non meno importante, il tubo è andato in temperatura nel giro di poche decine di minuti (era in macchina ed è stato esposto al sole durante il giorno), e di notte non ha risentito affatto del calare della temperatura. E’ proprio quel che mi serviva! In ogni caso, dalla fine di giugno 2008 nelle gallerie sono presenti le riprese realizzate con questo tubo.

Per concludere

Consiglio questo tubo spassionatamente. Il costo maggiore al classico Sct 92,5 va però visto in un’altra chiave. La differenza si ammortizza rapidamente quando si pensa che il c9 viene fornito con un misero cercatore 6×30 e un visual back da 31,8 mm senza anello autostringente, per cui andrebbero aggiunti circa 200 euro solo per questi accessori. E il divario quindi si assottiglia molto a livello di differenza di costi. Inoltre si ha a disposizione un tubo che non fa condensa (non ha la lastra) e va in temperatura in pochissimo tempo, quindi fascia anticondensa e paraluce non servono e si risparmiano quei 100 euro (e comunque la fascia ha i suoi problemini relativi al consumo energetico e all’alterazione delle immagini). L’uovo di colombo. Dalla parte degli sct c’è però la maggior vesatilità, perchè il Mewlon anche se equipaggiato con il suo costoso (ma va?) riduttore e spianatore ha sempre una focale elevata e poco gestibile con sistemi economici. In ogni caso un telescopio che fa bene tutto non esiste (ecco perchè ne ho più di uno), l’importante è che faccia bene una cosa, e il Mewlon è un ottimo strumento per l’alta risoluzione, nonché molto godibile per il deep sky visuale.